LO STRANO VIZIO DELLA SIGNORA WARDH

Vienna. Arriva in città l'inquieta Julie (Edwige Fenech), ricca e bellissima moglie di un finanziere, Neil (Alberto De Mendoza), che la trascura, cosa che l'ha spinta in passato in una tempestosa relazione, un focoso flirt sadomaso, con Jean, un sadico che ha in qualche modo segnato la psiche della donna, proprio mentre avviene una serie di brutali omicidi che coinvolgono giovani donne, assassinate a rasoiate da un misterioso killer.

Proprio a Vienna Julie si imbatte nuovamente nel fantasma del suo passato, quel beffardo Jean (Ivan Rassimov), che cerca in qualche modo di riattirare a se la bella signora sado-maso. Una sera,ad una serata mondana organizzata dalla sua amica Carol Baxter, Julie conosce George Corot (George Hilton), affascinante neo erede con Carol di una grossa fortuna di un loro zio comune.

Attratta dall’uomo, non sa resistere alla corte serrata, anche grazie all'assenteismo del consorte, e così Julie inizia una relazione con il nuovo seduttore, ma Jean non si dà per vinto e continua a perseguitare la donna.

Intanto, mentre passeggia nel parco, Carol viene uccisa dal killer del rasoio, credendola Julie: la poveretta aveva sostituito l’amica ad un appuntamento al quale doveva recarsi proprio la signora Wardh, ricattata telefonicamente.

Non passa tanto tempo che anche Julie viene aggredita, ma riesce a salvarsi; convinta che si tratti di Jean, Julie si reca a casa di quest’ultimo con il marito, e scopre che Jean è stato assassinato nella sua vasca da bagno, indovinate come: proprio a colpi di rasoio.



Forse è meglio cambiare aria con il nuovo seduttore: cara, che ne dici della Spagna? Ma la sorpresa è dietro l'angolo.

Diretto da Sergio Martino nel 1971, "Lo strano vizio della signora Wardh" ebbe un lusinghiero successo di pubblico, facendo da apri pista al genere thriller all’italiana, infatti è considerato il vero caposcuola del giallo italiano, che avrebbe avuto, tra i maggiori esponenti, Lucio Fulci e Dario Argento.

Giocato sul doppio binario erotismo/morte, il film, pur sorretto da una buona colonna sonora, aveva però dei buchi abbastanza notevoli nella sceneggiatura, a tratti inverosimile e a tratti tirata per i capelli e permantenere alta la tensione inanella continui colpi di scena, quasi sempre macabri.

Il tutto tra gran lusso, scene di nudo (un erotismo piuttosto spinto, ma anche morboso e deviante) e inquadrature originalissime (basti pensare alla scena in cui vediamo un uomo che viene ucciso riflesso negli occhiali da sole dell'assassino, in nero e armato di rasoio).

Non sarà un capolavoro, ma sicuramente uno dei più originale thriller italiani del decennio. Tanto che Dario Argento riprenderà in "Quattro mosche di velluto grigio" la scena dell’uccisione della ragazza nello spettrale parco di Schonbrunn e il regista americano Brian De Palma, nel 1980, prese ispirazione proprio da questo film per il suo VESTITO PER UCCIDERE.

Il titolo? Venne spiegato dallo stesso regista Sergio Martino l'anno successivo, nel film "Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho le chiavi" (uno dei biglietti anonimi che la polposa Fenech, allora ventiduenne, riceve).