IN LINEA CON L'ASSASSINO

Manhattan. Stu Shepard (Colin Farell), mediocre quanto sprezzante procuratore di starlettes , fa su e giù tra la 53a e l'8a in cerca di una cabina da cui cinguettare come ogni mattina con la giovane amante Pamela (Katie Holmes)
Perchè non usa il cellulare? Semplice, per evitare possibili guai con la moglie Kelly (Radha Mitchell).

Il tempo di appendere la cornetta e il telefono pubblico squilla. Lui risponde senza pensarci: dall'altra parte del filo c'è un tizio (Kiefer Sutherland) che con voce minacciosa lo avverte di tenerlo sotto tiro con un fucile di precisione da uno dei tanti palazzi intorno.

Non riattaccare! è l'ordine. E mica scherza il folle, pronto a far secco il buttafuori di un night che insisteva per sgombrare la cabina.
Ecco la polizia, col capitano Ramey (Forest Whitaker), richiamata dal cadavere.
Così il povero Cristo è accusato anche di omicidio.

Il regista Joel Schumacher tenta quasi di rifare UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA (con un finale più dolciastro ed ammiccante) ponendosi dall'altra parte della barricata, e nell'operazione mischia senza farsi troppi problemi sperimentazione e poliziesco ma non basta una certa tensione, per altro a basso voltaggio e del tutto artificiosa, a sostenere uno dei thriller più inconsueti.

Il primo spunto è veramente originale, ma sarà difficile stabilire quanto sia ridicolo il killer con l'animo del moralizzatore (pretende che il marito infedele confessi in diretta tivù).

Chiaro però il messaggio di fondo di IN LINEA CON L'ASSASSINO. Ogni cosa può trasformarsi in una trappola mortale: gli innumerevoli edifici a chissà quanti piani con ancor più chissà quante finestre dietro le quali può nascondersi chissà quale pericolo..... le prostitute, i buttafuori, i passanti, i giustizieri....l'enorme, assurdo dispiegamento delle cosiddette forze dell'ordine che non hanno un ordine nemmeno fra di loro. Il caos e il disperato bisogno di certezze e sicurezze hanno legittimato la ricerca di tecnologie sempre più sofisticate, paradossali e assurde che aumentano in progressione algebrica le nostre angosce ancestrali quanto le nostre sensazioni di alienazione.

Siamo soli di fronte al doloroso impasto di sangue, lacrime e merda che è la vita.