GIALLO NAPOLETANO

Napoli. Don Raffaele Capece (Marcello Mastroianni), professore di mandolino classico canta Napoli sui marciapiedi per guadagnarsi da vivere. 

Il poveretto è afflitto da due guai insanabili: una gamba che lo fa zoppicare (colpa della poliomielite), e un padre, Natale Capece (Peppino De Filippo) che, incallito giocatore, sperpera al lotto e alla tombola tutti i guadagni del figlio.

Ed è proprio per questo vizio del suo dissennato genitore che don Raffaele viene mandato da un camorrista effemminato (Beppe Barra) a fare una serenata alle cinque del mattino sotto un albergo del lungomare.

Tempo due minuti e qualche sparo e il povero Capece vede volar giù dalla finestra uno dei destinatari del poco gradito omaggio musicale, un giovane giamaicano.

Da quel momento l’eroe di GIALLO NAPOLETANO non ha più pace e finisce per trovarsi coinvolto in una serie di misteriosi omicidi, in un crescendo indecifrabile, dei quali sono vittime il giovane giamaicano anzidetto, un biscazziere clandestino e un nano.
 
Inghippi nei quali c'entrano un famoso e ricco direttore d'orchestra e l'amante, la cantante lirica drogata Elizabeth Over (Zeudi Araya), il figlio del musicista e la moglie, la bella infermiera Vittoria Navarro (Ornella Muti), una ambigua madre superiora e due tipacci ricattatori.

La posta del ricatto è un bel gruzzolo di milioni, per avere i quali è però indispensabile entrare in possesso di una preziosa bobina, in cui è registrata la prova di un delitto commesso durante la seconda guerra mondiale, una vecchia storia degli anni di guerra, l’uccisione impunita di un ebreo rimasto murato dietro a una parete.

Cercando di evitare anche il commissario milanese (Renato Pozzetto) che lo tampina e dopo averne viste d'ogni colore e aver più volte rischiato la pelle, don Raffaele verrà finalmente a capo del complicatissimo intrigo. 

E i soldi? Saranno suoi.

GIALLO NAPOLETANO è una spassosa commedia intinta nel giallo diretta dal regista Sergio Corbucci, che ne annuncia il tono fin dalla prima immagine, che vede accostati i ritratti di Hitchcock e di Totò, e rimane fedele all’assunto.

Probabilmente il regista si sarà divertito un sacco con i suoi sceneggiatori a scrivere e dirigere questo canovaccio volutamente macchinoso di sgangherata efficacia.

I duetti di Mastroianni, che si esibisce in un esercizio di alto macchiettismo buffonesco, con Peppino De Filippo (qui nel suo ultimo film), sono uno spasso. E chi non riderebbe a sentire l’antico interprete di Natale in casa Cupiello ripetere ostinato: «A me il presepe non mi è mai piaciuto»?

Il fascino ordinario dell'italica Ornella Muti e sovrastato dallo splendore esotico della pantera Zeudi Araya.