IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Roma. Indagando sulla morte della giovane tossicodipendente Silvana (Agostina Belli), che si rivelerà poi essere una prostituta per uomini d'affari, l'intransigente e moralista giudice Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi) si convince, visti gli indizi, della colpevolezza di Lorenzo Santenocito (Vittorio Gassman).

Questi, spregiudicato e influente costruttore edilizio in camicia nera, si serviva della ragazza per ammorbidire i clienti più rognosi.

L'industriale è un osso duro e cerca di bloccare l'inchiesta, inventandosi perfino un falso testimone a favore.

Ma l'implacabile magistrato lo inchioda e lo arresta. E' davvero lui il responsabile?

Eh no, il diario della defunta lo scagiona completamente.

Ah sì? Allora è meglio distruggere la prova e rinviarlo a giudizio.

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO è una graffiante, ambigua e tagliente, come le migliori commedie all’italiana sanno essere, commedia di costume, che mette in luce usanze e pratiche deplorevoli non solo dei piani alti della società assai dure a morire ancor oggi (basti vedere i recenti scandali imprenditorial-governativi).

Con annessa visione amara e pessimista della società italiana del tempo tranquillamente estendibile anche alla dimensione odierna. Insomma pregi e difetti del popolo italiota.

I ricchi, i potenti, gli uomini di successo sono dei farabutti assurti alla loro posizione in maniera fraudolenta, ma da loro non si discostano poi più di tanto i poveri e gli onesti, la cui distanza da pratiche delinquenziali deriva non tanto da moralità quanto da incapacità ed impossibilità di metterle in pratica.

Dall'altro canto la sceneggiatura premonitrice di Age e Scarpelli picchia con maggior veemenza di Berlusconi sui guasti della giustizia a senso unico, amministrata secondo le proprie convinzioni, soprattutto politiche (chi vi ricorda?) non secondo le leggi.

Dino Risi dirige con mano sicura la superba coppia di mattatori messi in gioco. Ugo Tognazzi regala una misurata, lucida e amara interpretazione, mentre Gassman si conferma, una volta di più, uno dei più straordinari attori italiani, pur eccedendo a volte nei toni grotteschi.