VERSO L'EDEN

Elias (Riccardo Scamarcio) è un giovane clandestino, dalla nazionalità imprecisata, che si butta a mare da un barcone di disperati nel momento in cui le motovedette della guardia costiera greca stanno per catturarlo.
La mattina dopo il sole lo sveglia sul bagnasciuga dell'Eden, un villaggio di vacanze per turisti ricchi e naturisti, concentrato di lussi, ozi e vizi occidentali.

Senza documenti e misteriosamente ignaro di tutto il candido Elias, trovati degli abiti da inserviente viene scambiato per tale e finisce risucchiato in un vortice di avventure, tentazioni e richieste di prestazioni. Le quali sono lavorative (facchino, idraulico) ma anche sessuali (sia da parte del capo del personale che di una benestante vacanziera tedesca con famiglia ad Amburgo).
Costretto a fuggire se non vuole essere arrestato e rimpatriato ha una meta precisa: Parigi.
Un mago prestigiatore, con cui ha dovuto collaborare per uno spettacolo di intrattenimento per gli ospiti, gli ha detto di andarlo a trovare al Lido.

Con tanti drammi, melodrammi e docu-drammi, nessuno aveva ancora si era cimentato nel racconto delle vicende legate alle migrazioni con aspetto favolistico. Ci pensa in maniera sorprendente (e buon ultimo) il regista Costa-Gavras in questa saga cucita addosso al fascino adolescenziale di Scamarcio, a cui ha ritagliato la parte assolutamente poco credibile del "candido clandestino bello". Fra signore tedesche in cerca d'affetto, prestigiatori di passaggio, russi arricchiti e razzisti, e , davvero il peggio del film, tutte le macchiette di etero/gay che sembra abbiano in testa solo di farsi il malcapitato Scamarcio

Inoltre il viaggio di Elias risulta assemblato con la somma delle inverosimiglianze tutte magari possibili se prese singolarmente ma con uno straordinario effetto favolistico (anche se non necessariamente con happy end) nell'accumulo che le rende spesso risibili, episodi inoltre troppo diseguali per sorreggere un'idea sicuramente originale quanto balzana e anacronistica.

Tutto questo va detto fatta salva l'interpretazione di Riccardo Scamarcio che non è pessimo, anche grazie al fatto che è costretto a parlare poco, e tutto sommato è una delle poche cose che si salvano nel film. In effetti il nostro recita anche troppo bene tra una turista vogliosa, una venditrice di volatili un po' in carne e due camionisti tedeschi gay solo apparentemente pericolosi. Il meglio del film, ma niente di trascendentale, sta in certi episodi umoristici (la coppia di greci litigiosi, o i due camionisti tedeschi gay), drammatici (il lavoro in un'azienda che ricicla elettrodomestici), o addirittura ottimistici (a Parigi c'è chi lo aiuta).

C'è modo e modo di affrontare il complesso tema dell'emigrazione clandestina. Quello scelto dal regista greco è il meno credibile. Forse cinematograficamente godibile, ma comunque meno credibile.