LA REGOLA DEL SOSPETTO

Langley (Virginia). E’ stato reclutato dal navigato e cinico Walter Burke (Al Pacino), maestro delle giovani reclute nel centro di addestramento della Cia, il vispo neolaureato, intelligentissimo, abilissimo coi computer e barman a tempo perso, James Clayton (Colin Farrell).

Conoscevo tuo padre Edward, morto in Perù nel ‘90: vuoi diventare anche tu una spia?
Ed ecco il giovane a fare così la severa selezione e l’ancor più duro tirocinio per entrare nella Cia.
Tra i molti aspiranti si innamora della graziosa Layla Moore (Bridget Moynahan) e fa amicizia con il taciturno Zack.

Ecco la regola numero uno, sibila lo scostante maestro: «Ragazzo, ricordati che nulla, mai, è quel che sembra». Alla quale aggiunge: non fatevi mai beccare. Ma la dura realtà è che alcuni di voi non sopravviveranno a quella specie di lager chiamato “la fattoria”.


Ma chi è la talpa che si annida nella classe degli aspiranti? La posta in palio è spaventosa, un virus elettronico che potrebbe mandare al tappeto il sistema difensivo degli Stati Uniti.

LA REGOLA DEL SOSPETTO è un prevedibile e poco emozionante thriller tecno-spionistico dell’australiano Roger Donaldson (Senza via di scampo) che fa tanto baccano e cambia di continuo le carte in tavola, riuscendo raramente a sollevare una tensione a basso voltaggio.
 Dopo una prima parte di interessanti simulazioni, lo spettacolo si adegua alle regole del film d’azione (ma una scena d’inseguimento nella metropolitana è proprio ben girata) e affida la sua morale nuovamente al luciferino Al Pacino, al minimo dei giri: «Questo mestiere è uno schifo».

Colin Farrell: strepita e corre per tutto il film con la barba di due giorni.