IL COLLEZIONISTA

Durham, North Carolina (Usa). Il maturo criminologo afroamericano Alex Cross (Morgan Freeman), studioso e saggista, dirigente della polizia a Washington si precipita nel campus universitario da dove è improvvisamente scomparsa la nipote Naomi, promettente violinista.

Il poliziotto, ostacolato dagli arroganti colleghi locali, scopre che le belle ragazze scomparse sono addirittura otto, due delle quali, già morte, sono state ritrovate nei boschi legate, torturate, con accanto un biglietto: il killer si firma con il nome d’arte di Casanova.

Lo psicologo intuisce di non trovarsi di fronte a un serial killer: “È un collezionista”, uno che sequestra e tiene prigioniere ragazze per il proprio piacere, per nutrire il proprio senso d’onnipotenza, e che le uccide soltanto se e quando disubbidiscono alle regole da lui imposte.

Pur con le difficoltà crescenti date dalle rivalità tra diverse forze di polizia locali e nazionali, con l’aiuto d’una giovane e terrorizzata dottoressa ospedaliera, esperta di kickboxing, Kate McTiernan (Ashley Judd), pure lei sequestrata da Casanova ma riuscita miracolosamente a sfuggire al maniaco con un tuffo nelle cascate da far impallidire anche Rambo, lo strizzacervelli individua il doppio colpevole, anche se gli indizi (salvo quelli falsi) sono pochi e la fifa tanta.

IL COLLEZIONISTA è un discreto thriller, assai migliore nella confezione (sequenze efficaci di un suggestivo impatto visivo e scenografico, tra magnifici paesaggi, clima angoscioso, sospetti rimpallati di continuo da un personaggio all’altro) che nella sostanza (il finale è un pò deludente lasciando appeso anche il quesito centrale : perché Casanova, il sequestratore mascherato, vuole costituire il suo strano harem? Per non pagare gli alimenti?).

Il regista Gary Fleder, in un film corretto e medio, si avvale del magistrale Morgan Freeman, protagonista intelligente, di classe, simpatico, bravo, elegante e del paesaggio americano d’uno Stato del Sud come la Carolina, boscoso, madido d’umidità, misterioso, sensuale.

Pur facendosi guardare fino in fondo, il film manca l’obiettivo nascosto: resuscitare le atmosfere perverse e torbide di SEVEN.

Non ci riesce.