I TARTASSATI

Roma. Lo zelante ed integerrimo servitore dello Stato, il maresciallo della tributaria Fabio Topponi (Aldo Fabrizi), colto da qualche sospetto, piomba nel negozio di tessuti del cavalier Torquato Pezzella (Totò). Questi evade regolarmente le tasse con l’aiuto del fidato ragionier Ettore Curto (Louis De Funès), un consulente di fiducia.

Per mettere riparo all’accurato accertamento e con l’aiuto del consulente suddetto, Pezzella cerca in tutti i modi di corrompere l’onesto funzionario, prima coprendolo di regali (puntualmente spediti all’indirizzo sbagliato) poi seguendolo in una battuta di caccia che si rivelerà deleteria.

Nel ritorno a casa dalla litigiosa gita in sidecar, un incidente costringe i due tapini a dividere la stessa stanza, letto a letto, in ospedale. E il sottufficiale scopre con sgomento che Tino (Luciano Marin), il figlio del cavaliere, corteggia la sua Laura (Cathia Caro).

I TARTASSATI è una divertentissima (ed attualissima!!!) commedia di Steno, che ironizza su uno dei mali cronici del Belpaese: come evadere le tasse? È un problema di sempre in Italia e questo film del 1959 ce lo testimonia, dimostrando che oltre cinquant’anni sono passati invano.
Nell’irresistibile girotondo di tasse e bustarelle, Totò rappresenta, in questo caso quasi prendendo il posto di Alberto Sordi, l’italiano pronto a tutto pur di frodare lo Stato, Fabrizi è invece il burbero di sempre ma incorruttibile. Gli impagabili protagonisti giocano ancora amabilmente a Guardie e ladri, sorretti da un dialogo a tratti davvero spassoso, e alla fine, anche qui, i due finiranno per comprendersi.

Questo non è un film “d’autore”, è un film di Totò e allora ciò che diviene interessante è l’accoppiata insolita Totò-Fabrizi. Il pubblico era ormai abituato a incontrare il principe De Curtis in compagnia di Peppino De Filippo che finiva con l’essere il ‘tartassato’ di turno. Ora i ruoli si ribaltano: è Totò a subire la determinata preponderanza del personaggio interpretato da Fabrizi (pare che i due, pur stimandosi, litigassero spesso sul set).

A proposito di ineliminabili vizi italici: fantastica la scena in cui Pezzella, ritenendo che il maresciallo abbia nostalgie fasciste, inanella una serie di allusioni favorevoli al passato regime salvo poi fare una precipitosa marcia indietro.

Un’ultima annotazione: nel ruolo del commercialista in questa coproduzione italo-francese troviamo un ancora non famoso e non iperattivo Louis de Funes.