PIRATI DEI CARAIBI - AI CONFINI DEL MONDO

Singapore, XVII secolo. Dov'è finito il filibustiere Jack Sparrow (Johnny Depp)?

Intanto sono tempi duri per i pirati. Un re tiranno ha ordinato che non ne resti nemmeno uno. Muoiano impiccati uomini, donne e bambini che abbiano mostrato pietà per quei filibustieri.

Per contrastare l'ondata di terrore e le flotte della Compagnia delle Indie Orientali, capitanate dall'odioso Lord Beckett, non rimane che rintracciare i Nove Pirati della Fratellanza e tentare una strategia difensiva.

I colombi Will Turner (Orlando Bloom) e Elizabeth Shaw (Keira Knightley) s'imbarcano sul galeone del ruvido capitano Barbarossa (Geoffrey Rush)e raggiungono Singapore per procurarsi l'alleanza del pirata giallo Sao Feng, temibile pirata cinese col vizio del vapore.

Ma si sa i pirati sono volubili e ciascuno nutre in cuor proprio un interesse personale: Will vuole uccidere Davy Jones (Bill Nighy) e recuperare il padre alla vita, Elizabeth e Barbossa desiderano raggiungere Jack Sparrow ai confini del mondo, liberarlo dalla maledizione di Jones e riorganizzare con lui la Fratellanza.

Ecco finalmente il naufrago, il capitano Sparrow, accaparrato dal cattivo Jones e conservato quasi folle in un limbo bianco accecante e salato, che sulle prime scambia gli sbigottiti soccorritori per un'allucinazione.

Saliti tutti a bordo della Perla Nera, se la dovranno vedere con il crudele Lord Beckett, che ha al suo soldo l'Olandese Volante e i suoi zombi e il cuore del suo capitano, grazie ai quali sogna di governare il mare e di spazzarlo dagli odiosi nemici.

Appuntamento alla Baia dei relitti dove la capricciosa dea Calypso, regina degli abissi costretta in un corpo umano, deciderà le sorti dello scontro navale. In fondo al mare e alla battaglia i pirati troveranno un tesoro: l'amicizia.

Fragoroso ed estenuante (è tirato abbastanza per le lunghe) kolossal avventuroso, terza, incasinatissima ultima tappa (per adesso?) della saga corsaro-caraibica varata quattro anni prima, sempre dal fantasioso Gore Verbinski, che salpa per mare eccedendo la misura e invadendo il racconto di battaglie spettacolari.

Esplosioni di assi, alberi abbattuti, cannonate assordanti, micidiali palle di cannone, sciabole sferraglianti, abissamenti e ammaraggi scoperchiano letteralmente il mare e sguinzagliano la fantasia degli autori.

Ai confini "dei pirati" si conciliano due anime inconciliabili: guerra e piacere. Più il conflitto cresce in accanimento più aumenta l'esibizione della bravura, l'ammirazione estetica dell'azione di guerra che diventa una danza in equilibrio sull'abisso azzurro. Come fu per la Compagnia dell'Anello, anche i Pirati dei Caraibi controvertono gli archetipi delle fiabe dove la ricerca è sempre per la conquista di qualcosa. Qui invece l'obiettivo diventa la distruzione di qualcosa: il cuore del Capitano Davy Jones.

Torna l'idea dello "sporco" gruppo composito, costretto all'unità dalla bisogna che combatte battaglie e trova aiutanti più o meno magici. Un'identità di razze separate (pirati sì ma francesi, africani, indiani, cinesi) che stenta a farsi collettiva ed è ricca di spassosissimi conflitti interni poi annullati nella frenesia dell'azione.

I protagonisti uniti e resistenti troveranno il collante per rimanere strumenti funzionali al progetto comune: combattere i cattivi capitani.

Ad aiutare i ragazzacci di Verbinski accorrono i padri, quello trapassato di Elizabeth, quello dannato di Will e quello di Jack, dispensatori di saggezza e conoscenza.
Il vero protagonista, Johnny Depp, riempie lo schermo, già inondato da un oceano di parole ed azioni, mettendo in scena, con le sue smorfie, la declinazione ironica dell'eroe.

Corpo grottesco e carnevalesco alienato da se stesso e proiettato e frammentato in dieci, cento, mille Sparrow che vivono e agiscono a un tempo ciascuno per proprio conto, governando la Perla Nera o ramazzando il suo ponte.

Personalità multiple e simultanee che soffocano l'incantevole Keira Knightley e il grigio e dimesso Orlando Bloom.

Si finisce brindando. Alla prossima rotta.