NIKITA

Parigi. Drogata fino agli occhi, la giovanissima eroinomane Nikita (Anne Parillaud) entra con tre balordi in farmacia per rubare la dose giornaliera: arrivano gli agenti ed è un bagno di sangue, visto che muoiono tutti tranne lei.

Condannata all'ergastolo, in un carcere di massima sicurezza, riceve la visita dell'ambiguo agente dei servizi segreti francesi Bob (Tcheky Karyo) che gli propone di diventare una killer al servizio dello Stato e cambiare identità.

L'idea è di trasformarla in uno zerozerotette micidiale, con licenza di uccidere.

Lei accetta e inizia un duro e interminabile tirocinio, diventa killer in servizio permanente, anche se l'ingenuo fidanzato, il cassiere (Jean-Hugues Anglade) la crede sempre un'infermiera.

Il granitico istruttore le mette le armi in mano e la sbatte di qui e di là e lei esegue puntuale.

Finchè si stanca e realizza che la sua doppia vita potrebbe distruggere la sua vita sentimentale.

NIKITA è senza dubbio un affascinante poliziesco del geniale Luc Besson (probabilmente il suo lavoro più riuscito) che fa un film nero in tutti i sensi dimostrando di saper combinare l'efficienza di un regista hollywoodiano nelle scene d'azione con la sottigliezza di un regista europeo.

Incongruenze e qualche assurdità finiscono schiacciate dal ritmo frenetico, dal clima di angoscia crescente, dalle invenzioni scenografiche.

Permeato da una forte violenza, si avvale di una spigolosa e seducente Anne Parillaud che, se è carente di seno non lo è certo nelle gamme espressive, dando così al personaggio un tono sensuale ed indecifrabile, ora implacabile giustiziera, ora dolce innamorata, tra sparatorie e scene di pura disperazione.

Rifatto a Hollywood (con le note peggiorative del caso) con "Nome in codice: Nina" e divenuto in seguito una fortunata serie TV.