LA CIOCIARA

Roma, 1943. Vengono giù bombe come se piovesse. La giovane vedova Cesira (Sophia Loren) abbandona su due piedi la bottega e scappa con la figlia tredicenne Rosetta (Eleonora Brown) sui monti della Ciociaria.

Al paesello vive una romantica storia col contadino Michele (Jean-Paul Belmondo), poeta a tempo perso, costretto presto a far da guida a un manipolo di tedeschi in fuga.

Arrivano gli Alleati e le due donne riprendono la via di casa.

Aiuto, bambina mia, scappa: entrambe sono violentate dai marocchini (le famigerate “marocchinate” che tanto dolore hanno lasciato nella terra ciociara nda).

LA CIOCIARA è uno dei più celebri film del duo Vittorio De Sica- Cesare Zavattini da un crudo romanzo (1957) di Alberto Moravia, trasposto con robusto piglio narrativo.

Il quadro terribile degli ultimi mesi di guerra nel Lazio e la storia di una donna che dopo aver duramente lottato contro la carestia e la fame, doveva assistere, a liberazione avvenuta, al dramma della figlia che, violentata dai marocchini, diventava una poco di buono.

Lei stessa, preda del bisogno, arrivava fino a rubare, ma poi il dolore per la morte di una persona cara e, soprattutto, la contemplazione di tutto il dolore rimasto a retaggio della guerra, l’aiutavano, purificandola, a ritrovare le vie dell’onestà.

Oscar per la fiammeggiante e appassionata Sophia Loren, meritato sul campo, che vinse anche il Nastro d’argento 1961.

Fatele fare la popolana, non la principessa: il grande Vittorio De Sica è uno dei pochi che l’aveva capito.