GANGS OF NEW YORK

New York, 1862. Il giovane Amsterdam Vallon (Leonardo Di Caprio) esce dal riformatorio fermamente deciso a vendicare il padre, Padre Vallon, il coraggioso prete leader degli immigrati irlandesi, assassinato sedici anni prima dal feroce capo dei nativi, Bill Cutting "the Butcher" ( il Macellaio) (Daniel Day-Lewis) mentre si affrontavano nel quartiere di Five Points in una cruenta battaglia tra gangs.

Five Points è la zona della città che si estende tra il porto, Wall Street e Broadway, dove gli immigrati vivono ammucchiati, stivati in cunicoli per topi, e si combattono giorno dopo giorno per la supremazia: ladri, assassini, borseggiatori, pirati, prostitute, tirati da una parte o dall’altra da nuovi sindaci, nuovi politici, nuovi ricchi.

Il ragazzo conquista presto la fiducia del re dei bassifondi, che tiene in pugno la città col terrore e da tutti pretende il pizzo con l’aiuto del poliziotto corrotto Happy Jack (John C. Reilly), e arriva a contendergli la fiera borseggiatrice Jenny Everdaene (Cameron Diaz).

Finchè qualcuno fa la soffiata e il boss scopre la vera identità del devoto assistente. Una volta scoperto e sfigurato, non gli rimarrà che combattere apertamente contro di lui. E guerra. Ma sono gli anni della Guerra Civile: l’ultimo scontro tra le gang sarà decisamente superato in violenza e ferocia dall’intervento delle truppe inviate a far rispettare la coscrizione obbligatoria (solo chi ha 300 dollari in tasca può evitare la guerra).

GANGS OF NEW YORK è l'ambizioso, spettacolare, lugubre e violentissimo noir in costume, un dramma parastorico di Martin Scorsese che mette in scena la cruenta nascita dell’amata New York, ricostruita a Cinecittà da Dante Ferretti, dove tra coltellacci, asce e mazze il sangue scorre a fiumi.

Malgrado il cast stellare e le attese notevoli (dieci nomination e zero Oscar) il risultato è inferiore alle attese, un film imponente ma non ispirato.

Resta una somma smisurata di pezzi di bravura intervallata da lunghi tempi morti, con un cast adeguato nei ruoli di contorno ma poco azzeccato per quelli principali .

Se Daniel Day-Lewis è un esagerato cattivo, Leonardo Di Caprio quando fa la faccia truce spaventerebbe (forse) il gatto del vicino.