IL 13° GUERRIERO

Bagdad, anno 922. Ha commesso l'errore di mettere incautamente gli occhi sulla donna di un altro il poeta di corte Amhmad Ibn Fadlan (Antonio Banderas) ed è stato quindi allontanato verso l'estremo Nord del mondo conosciuto.

Incappato in una tribù di viaggiatori normanni, guidati dal prode Buliwyf (Vladimir Kulich), è costretto ad arruolarsi come tredicesimo a un manipolo di dodici coraggiosi guerrieri vichinghi, diffidenti verso lo straniero ed abituati più che ai dettami della prosa a quelli del ferro e delle lame, che tornano in patria decisi a difendere il vecchio re normanno Rodka, assediato dall'orda feroce dei crudeli Vendon, cannibali tatuati e cacciatori di teste.

Costoro vanno a caccia di prede umane coperti da un copricapo a forma di teschio d'orso.

Dei simpaticoni, insomma.

Bisognerà scendere nelle viscere della terra per dargli una lezione coi fiocchi.
E poi, rientrati alla base, ergere fior di barricate e affilare le lame per prepararsi alla prevista vendetta.

Che carneficina, ma quanto coraggio ed onore nel non sottrarsi alla pugna. E alla pioggia di sangue con surplus di teste mozzate.

IL 13° GUERRIERO è un bel fumetto avventuroso tratto dal romanzo "Eaters of the Dead" (Mangiatori di morti, 1976) di Michael Crichton e diretto da John McTiernan, specialista in cinema d'azione (autore dei tre Die Hard, per capirci).
Un notturno film epico-avventuroso da 85 milioni di dollari, rimodernato con effetti speciali e risvolti orrorifici, girato nel 1998 in esterni della British Columbia, non privo qua e là di pagine suggestive.

Si distingue, comunque, dalla stereotipata spettacolarità hollywoodiana per un'insolita e curiosa nota filoaraba, non priva di accenti ironici, al servizio del protagonista.

Quel Antonio Banderas in sella al destriero bianco, che sorride dal caffettano nero malgrado la scena gli venga rubata dallo sconosciuto e baldo Vladimir Kulich.