SPERIAMO CHE SIA FEMMINA

Campagna toscana. Nell'azienda agricola (e relativo latifondo) è l'energica cinquantenne Elena (Liv Ullmann), che ha per amante il fattore Nardoni, a gestire il tutto e a far filare dritte le figlie, la maggiore Franca (Giuliana De Sio), ora fidanzata con un bislacco professore, e Malvina (Lucrezia Lante della Rovere), la figlia minore, forse l'unica a voler bene a papà e con la passione per i cavalli, la sorella minore Claudia (Catherine Deneuve) e la tata Fosca (Athina Cenci), mentre lo zio Gugo (Bernard Blier) è abbastanza fuso.

Una mattina viene a trovarla il marito, separato, il conte Leonardo (Philippe Noiret) il quale sperpera a Roma le proprie sostanze e ogni tanto si presenta, con o senza la giovane amante Lolli (Stefania Sandrelli)a bussare a quattrini.

Questa volta, per far quattrini, l'uomo propone di trasformare la tenuta in uno stabilimento termale, ma ci vuol poco a capire che il progetto non ha solide basi.

L'armonia si rompe il giorno che, mentre le donne sono in ansia per la scomparsa delle due bambine che popolano la casa (sono scappate a sentire un concerto rock), il conte Leonardo muore in un incidente d'auto. È l'ora dei rimorsi e delle accuse, tra madre e figlie, per come è stato trattato quel poveraccio. Ed è anche il momento di nuove preoccupazioni finanziarie, perché è venuta ai funerali l'amante del conte che vuole essere rimborsata di un prestito.

La famiglia sembra proprio sul punto di sfasciarsi, con Franca che dice di andare sposa al professore, con Claudia che si porta via la sua bambina, Malvina ospite a Roma dalla zia, la Fosca finalmente decisa a raggiungere il marito in Australia, lo zio Gugo messo in un ospizio, ed Elena ormai rassegnata a vendere la tenuta al fattore. Alla vigilia dell'atto notarile, il panorama invece cambia.

Franca rientra all'ovile ragazza-madre, lo zio scappa dall'asilo per tornare a casa, la Fosca rinunzia a partire perché ha saputo che il marito si è rifatto una famiglia. Con gran rabbia del Nardoni, il contratto di vendita dunque non si farà. Raccolte intorno ad Elena nella vecchia casa di campagna, tutte le donne si ritrovano amiche (c'è anche l'amante del conte), uscite da amare esperienze ma convinte di poter fare da sole, e non soltanto tra i fornelli.

Quant'è difficile tirare avanti tra arrivi, partenze, disgrazie e debiti ma c'è una festosa allegria, un senso nuovo di sicurezza, mentre pure l'unico maschio si è messo a fare la calza: e allora speriamo che sia femmina anche il bimbo di Franca...

SPERIAMO CHE SIA FEMMINA è un delizioso film borghese, maremmano e matriarcale, di Mario Monicelli che, con questo ritratto di famiglia denso e colorito in un casale, arricchisce il panorama del cinema italiano degli anni '80 per il sapiente impasto di toni drammatici, umoristici e grotteschi (si passa da un tono all'altro senza avvertire scossoni), la splendida galleria di ritratti femminili, la finezza psicologica dei personaggi, il modo con cui, senza forzature ideologiche, sviluppa il discorso sull'assenza, la debolezza, l'egoismo dei maschi (che ne escono notevolmente ammaccati nda).

Una commedia dolce e sorridente, buffa e commossa: un film vero sulla Vita, sulle sconfitte e le ripartenze. Come direbbe Arrigo Sacchi.

Il più bravo/a: impossibile scegliere.