IPOTESI DI COMPLOTTO

New York. Vede complotti dappertutto il paranoico e mitomane taxista Jerry Fletcher (Mel Gibson), tanto che vive in un appartamento bunker, zeppo di documenti e dossier. Sembra un mattoide, ma non lo è: c'è qualcosa nel suo passato che ha dimenticato, ma che potrebbe ricordare.

All'inizio il grazioso procuratore al ministero della Giustizia e figlia di un incorruttibile giudice assassinato, Alice Sutton (Julia Roberts), continuamente tampinata, anche per ragioni sentimentali, non gli dà retta.

Poi quando il tassista è sequestrato dal dottor Jonas (Patrick Stewart), malvagio psichiatra dei servizi segreti, cui sfugge per miracolo, deve per forza ricredersi.

Ma ora diventa con lui il bersaglio di una potente sezione deviata della CIA, anzi c'è chi sospetta sia proprio lui il misterioso killer del giudice federale, padre della ragazza.

Che paura e quante trappole prima di arrivare alla verità.

IPOTESI DI COMPLOTTO (Conspiracy theory), prodotto da Joel Silver per la Warner, scritto da Brian Helgoland (1961, Oscar per L.A. Confidential) e diretto da Richard Donner, è un thriller inverosimile, logorroico ed emozionante.

A tratti nelle sagaci scene d'azione, a cavallo tra spionaggio e fanta (forse fantissima) politica, che parte a razzo e poi vivacchia disperdendosi tra i ghirigori rosa e i buchi del copione.

Una storia stramba, in bilico sull'assurdo, durante la quale Mel Gibson urla dall'inizio alla fine e Julia Roberts sbatte gli occhioni il doppio del solito.