IL PADRINO - PARTE II

Corleone (Sicilia), 1901. Vito Andolini (Robert De Niro), ragazzetto siciliano, unico superstite di una famiglia sforacchiata dall’onorata società, lascia l’isola e si imbarca per New York.

Raggiunti gli Stati Uniti, per una svista prende il nome di Vito Corleone, si fa strada nella Little Italy. Scala in fretta i gradini della criminalità organizzata e in pochi anni diventa il re della città: gioco d’azzardo, prostituzione, alcolici, niente gli scappa.

Quando passa a miglior vita lascia trono e scettro dell’ impero del crimine al figlio Michael (Al Pacino).

L’impero si allarga , i quattrini piovono a catinelle fino a che qualcosa inizia a scricchiolare.

Nel 1958 Michael è costretto a meditare sul futuro della famiglia: il fratello maggiore Fred (John Cazale) lo tradisce, facendo il doppio gioco, alcuni rami dell'organizzazione tentano di rendersi autonomi, il Senato lo cita davanti a una Commissione speciale, Cuba passa dal governo di Batista a quello di Fidel Castro, la bella moglie si procura un aborto.
E adesso?

Appassionante saga siculo-broccolina, ancora diretta da Francis Ford Coppola, che abbraccia sessant’anni di storia mafiosa.

E questo è qualcosa di diverso da un seguito: racconta non solo quello che viene dopo il 1°, ma anche quello che lo precede. Il n. 1 s'incorpora nel n. 2, e ne viene continuamente evocato.

Forte del successo, Coppola ha mano libera nel mettere a fuoco le ambizioni di trasformare un gangster-film in una tragedia moderna, una grande metafora sull'America dopo la fine del “sogno”.

Ancor più che il 1°, si presta a ogni sorta di lettura: psicanalitica, politica, sociologica, estetica..

Sicuramente un grande spettacolo, giustamente travolto dagli Oscar (ben sei): film, regia, De Niro attore non protagonista, sceneggiatura, scenografie e colonna sonora del nostro Nino Rota.