BASTARDI SENZA GLORIA - Inglourious basterds

1941, seconda guerra mondiale e primo anno dell'occupazione tedesca in Francia. Il Colonnello implacabile cacciatore di ebrei delle SD (servizio segreto delle SS) Hans Landa (Christoph Waltz, grande rivelazione del film nella parte del suadente simbolo del male), dopo un lunghissimo e mellifluo interrogatorio a un contadino francese (qui siamo in pieno western, una strepitosa scena degna del maestro Sergio Leone nda), che nasconde degli ebrei sotto il pavimento della sua casa, stermina quest'ultima famiglia ebrea sopravvissuta in quella località. La giovane Shosanna Dreyfus riesce però a fuggire.

Passati tre anni e ormai adulta (Mélanie Laurent) è ora proprietaria di una sala cinematografica, in cui confluirà, per uno scherzo del destino, o meglio per opera dell'insistente corteggiatore Fredrick Zoller (Daniel Bruhl), eroe di guerra diventato divo, un doppio tentativo di eliminare, in un colpo solo, durante una proiezione speciale tutte le alte sfere del nazismo, da Goebbels a Goering, a Borman per arrivare addirittura al boss Adolf Hitler
Infatti, al piano messo in atto artigianalmente dalla ragazza assetata di vendetta se ne somma uno più complesso, (ma dai, Tarantino, storie incrociate?) l’ “Operazione Kino”.

Ad organizzarlo è una squadraccia di bastardi ebrei americani guidati dal tenente apache-ammazzanazisti Aldo Raine (Brad Pitt), pronto a tutto pur di mandare all'inferno quanti più nazisti si può, scotennatura compresa.

Con gli scalpi dei tedeschi Brad Pitt deve averci preso gusto. Alla maniera degli Apache, scotennava crucchi nelle trincee di Vento di passioni , ma lì agiva da solo, per vendetta e dolore, ed era la Prima guerra mondiale. Qui la pratica diventa strategia della paura, l’annuncio di una campagna fondata sul terrore psichico. “Saremo crudeli con i nazisti e attraverso la nostra crudeltà sapranno chi siamo”, scandisce ai suoi otto soldati ebrei nell’incipit del film, con scene di terrificante violenza (gli scotennamenti, l'omicidio con la mazza, il dito nella ferita).

Ebrei che ammazzano nazisti, geniale! Il sogno proibito degli ebrei, probabilmente. Concedendo al sergente Donny Donovitz (l’attore ebreo Eli Roth), uno dei più feroci uomini del tenente, visto che il suo personaggio s’occupa di rompere con la mazza da baseball le teste dei tedeschi, di finire Hitler a colpi di mitra.

Se si guardasse solo alla storia. Sia chiaro i buoni, anche se bastardi, sono buoni e i cattivi, anche se ridicoli, sono cattivi, ma anche di fronte alla più grande tragedia del secolo scorso, Tarantino non rinuncia (e fa bene, per il cinema) allo splatter e all’ironia.

Il cinema ha delle ragioni che la Storia non è in grado di capire. Quentin Tarantino, che ha scritto questo film stravolgendo beffardamente la Storia, è sicuramente il regista che più ha rivoluzionato il modo di raccontare storie negli ultimi vent’anni. Ed è tornato a raccontare storie.
E siccome la storia, questa volta, riguarda la Storia, ha suscitato qualche polemica.

BASTARDI SENZA GLORIA è un film complesso, molto scritto, divertente nel suo mix di avventura, ferocia e cinofilia sfrenata, colorato, spensierato. Un “maccheroni kombat” in omaggio al sottogenere bellico squisitamente italiano frequentato da cineasti di culto (per lui, chiaramente) come Enzo G. Castellari (“Quel maledetto treno blindato”) mischiato con figure e situazioni dello spaghetti western, con iconografia da seconda guerra mondiale. E un tocco di W la foca.

Cosa non è? Non è un film sull’Olocausto anzi può essere inteso come l’anti “Salvate il soldato Ryan”. Se Steven Spielberg è convinto dell’utilità morale di un film (lo schiavismo, la libertà, l’Olocausto) Quentin Tarantino pensa solo allo spettacolo. Al grande spettacolo. A suo modo provocatorio . Nel quale addirittura si può riscrivere la Storia, facendo finire la guerra nel 1944, giocando con la realtà, a stravolgerla con il suo stile, in un operazione che è impensabile definire revisionista.

E’ la guerra raccontata come una grande storia criminale, come scontro fra schiere di assassini: quelli che casualmente (potrebbero uccidere francesi, se quello fosse l’ordine) ammazzano ebrei, se indifesi, come fa il colonnello Waltz (sicuramente il personaggio che ruba la scena, anche grazie all’ottima interpretazione); quelli che ammazzano ogni tedesco, come presunto ammazzatore di ebrei, ma sempre indifesi a loro volta, come fa il personaggio di Raine, che poi li scotenna anche…
Non c’è nessun dislivello morale fra loro: solo il discrimine fra chi riesce a sopravvivere e chi non ce la fa. Con il personaggio di Waltz che fa il salto della quaglia meglio di un democristiano, con una lungimiranza politica notevole, ponendo fine alla guerra un anno prima (fosse successo nella realtà, non ci sarebbero stati circa due milioni di morti…).

Con uno stile che risente di un amore evidente per il cinema, che lo fa sembrare un libro di citazioni cinematografiche che cammina, Tarantino se ne infischia dell’attendibilità storica e cronologica: è il cinema è il vero trionfatore di questo film. Perchè Tarantino ama il Cinema tout court (e non solamente, come tanti altri registi, il proprio cinema) ed è felice, da quanto sembra ai nostri occhi, quando riesce a trasmettere questa sua passione. Anche in questa occasione la missione è compiuta.

Per non parlare della musica che sottolinea ogni variazione di stile con altrettante citazioni, dove il nostro Ennio Morricone fa la figura del gigante.

Fa parte del complotto anche l’avvenente Bridget Von Hammersmark (Diane Kruger) una diva tedesca in stile Marlene Dietrich (spia per gli alleati) protagonista dell’immancabile scena feticista (un omaggio stile Tarantino alla Cenerentola di Disney: in pratica si scopre che è una spia grazie ad un elegante scarpetta smarrita). Perché se, come si dice, Fellini aveva le tette, Rossellini i volti, Hitchcock le bionde, Tarantino sembra avere la passione per i piedi nudi. Io ho notato delle belle gambe, ma qua entriamo nei gusti.

La scena finale: il potere del cinema fa crollare il Terzo Reich. E il potere della tanto amata pellicola che prende fuoco, in fretta, un fuoco purificatore e vendicatore, sotto lo schermo.

Alla fine della fiera della svastica, siamo dalle parti del cinema. GRANDE CINEMA.