LA CASA DEGLI SPIRITI

Cile, 1928. E' un uomo venuto dal nulla l'arrogante e potente latifondista Esteban Trueba (Jeremy Irons), il patriarca anche voce narrante, dispotico anche con l'innamoratissima e ricca moglie Clara (Meryl Streep), una sensitiva che colloquia con gli spiriti e che del futuro prevede solo le disgrazie.

Per esempio la morte improvvisa della sorella maggiore Rosa, che sostituisce all'altare.

La coppia è allietata dalla nascita di Blanca, un pò meno dalla presenza in pianta stabile della sorella (di lui) Ferula (Glenn Close), zitellona con tendenze omosessuali (attenzioni gay verso la cognata).

Passano gli anni, la bimba ora è donna (Wynona Ryder) e perda la testa per il focoso Pedro (Antonio Banderas), proprio il Masaniello in erba che sobilla i contadini alla ribellione.

Poi gli eventi precipitano in famiglia e nel paese.

Lussuosa, tormentata e melensa telenovela del danese Bille August, tratta dal romanzo della rancorosa e partigiana (di parte nda) Isabel Allende, la nipote del presidente Salvador Allende, una cavalcata lunga mezzo secolo di storia cilena rievocata fra cronaca e magia, illustrata con trasporto e tifo a senso unico, dagli inizi del Novecento fino ai primi anni Settanta, in coincidenza col colpo di Stato avvenuto in Cile.

Malgrado il cast da legione straniera, con un protagonista britannico contornato da tre dive hollywoodiane, le attrici in primo piano non riescono a dare il meglio: Meryl Streep come giovinetta che si affaccia trepida alle nozze è ridicola, Glenn Close è indisponente e Wynona Ryder riscuote l'applauso solo quando finisce nelle grinfie dei torturatori in divisa.

Se qualcosa sopravvive dell'ispirazione originaria in questo carosello storico pittoresco e tedioso lo si deve al gigioneggiare di Jeremy Irons, che aiutato dal trucco riflette con impietosa verisimiglianza l'invecchiamento del burbero benefico.