COBRA

Los Angeles. Il grosso agente italo-americano Marion Cobretti (Sylvester Stallone), in arte Cobra, per la fulminietà con cui, a bordo della sua Mercury d’antan, inchioda i nemici della legge, fa parte della “zombie squad” (squadra gasati) di Los Angeles che dà la caccia a maniaci sanguinari, assassini psicopatici, varie ed eventuali.

Guai a finire nel suo mirino: non resta neanche il tempo per l’ultima preghiera dopo la sentenza (“Tu sei la malattia, io sono la cura” oppure “Qui la legge si ferma e comincio io”).

Ed eccolo sulle tracce di una squadraccia paramilitare di fanatici sciroccati che da qualche tempo riempie la città di morti nel tentativo di rigenerare l’Occidente corrotto.

Il terribile capo dei neonazisti, battezzato simpaticamente “Belva della Notte” (Brian Thompson), è sorpreso sul fatto dalla bella stangona platinata Ingrid (Brigitte Nielsen) che rischierebbe grosso senza l’intervento del nostro eroe.

Film grezzo e abbondantemente kitsch, del regista greco Georges Pan Cosmatos, che va preso per quello che è: una smargiassata violenta, fragorosa e senza trama (credibile), sulla linea estetica dei videoclip.

Sylvester Stallone schiva proiettili e vamp allo stesso modo.

Vamp vichinga che all’epoca era la sua consorte nella realtà.